Pro
- Motore V8 poderoso
- Guidabilità da vera Supercar
Contro
- Qualità costruttiva non sempre al top
- I tre quarti della produzione sono negli Stati Uniti
De Tomaso Pantera in sintesi
Qui trovi una panoramica generale dell’auto De Tomaso Pantera inclusi i dati relativi alle caratteristiche principali, alla motorizzazione, all’equipaggiamento e altre informazioni utili relative al modello dell’auto. Leggi di più
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A partire dalla piccola e leggerissima Vallelunga del 1964 e passando per la Mangusta del 1966, a dare la fama internazionale alla piccola Casa italo-argentina è stata la De Tomaso Pantera nata nel 1971, la vettura che ha regalato alla De Tomaso la ribalta internazionale, risultando ad oggi la più venduta della storia, ormai sopita, della Casa. Nata in collaborazione con Ford, che non solo concesse alla Casa modenese l’utilizzo di suoi potenti V8 ma anche la possibilità di essere vendute in America tramite la rete ufficiale, De Tomaso Pantera doveva essere per Ford la risposta alla vendutissima Chevrolet Corvette.
Nata dalla matita dell’americano Tom Tjaarda, famoso in Europa per aver disegnato, tra le altre, la FIAT 124 Sport Spider, la De Tomaso Pantera unisce alla meccanica americana uno stile e una guidabilità da vera Supercar italiana. Queste caratteristiche diedero alla Pantera un successo immediato, che ha consentito di produrre quasi 6.000 esemplari in due soli anni di vita. Nel 1975, però, Ford decise di interrompere la collaborazione con De Tomaso anche a causa della scarsa qualità costruttiva delle vetture made in Modena, riducendo la produzione annuale ad una manciata di esemplari.
Nonostante ciò, Pantera è stata prodotta ancora per oltre 15 anni, con un importante restyling arrivato nel 1990 per mano di Marcello Gandini. Nulla, però, ha riportato il successo conosciuto nei primi anni ’70 a Pantera, che chiuse la sua carriera nel 1993 tra tanti dubbi su cosa sarebbe potuto essere. Oggi, però, la De Tomaso Pantera si sta prendendo la sua rivincita, risultando una delle Supercar anni ’70 più ricercate e valutate sul mercato.
Scopriamo allora dimensioni, interni, motori, prezzi e concorrenti di De Tomaso Pantera.
Dimensioni De Tomaso Pantera
Le dimensioni della De Tomaso Pantera sono:
- lunghezza 4,01 metri
- larghezza 1,70 metri
- altezza 1,10 metri
- passo 2,50 metri
Da fuori, il lavoro di Tom Tjaarda fu eccezionale: il designer statunitense di origini olandesi ha regalato uno stile davvero sportivo e unico alla Pantera, che non assomiglia a nessun’altra Supercar della sua epoca. Il frontale appuntito e molto aggressivo è reso speciale dalla presenza dei fari a scomparsa e, nella parte bassa, di una mascherina a nido d’ape con al centro il mitico logo De Tomaso, ripetuto anche sullo scudo sul baffo anteriore su sfondo della bandiera argentina. L’abitacolo è poi posizionato al centro della vettura, incastonato tra dei bombatissimi passaruota anteriori e posteriori.
Il parabrezza è piuttosto grande, creato con l’intento di offrire una visibilità superiore alle rivali, per una guidabilità superiore rispetto alle altre sportive. In coda, poi, troviamo una chiusura che enfatizza le linee a cuneo della vettura, con un posteriore piuttosto alto necessario per fare spazio all’enorme 5.8 V8 di origine Ford che trova posto sotto la carrozzeria. Grazie a queste linee così aggressive e uniche, Tom Tjaarda è riuscito a dare molta più presenza alle dimensioni di De Tomaso Pantera, sulla carta davvero ridotte: la vettura è infatti lunga solo 4,01 metri.
Il restyling messo in atto da Marcello Gandini per la Pantera Si nel 1990 ne ha un po’ snaturato la forma iniziale, togliendo un po’ quel cuneo esasperato e ingentilendone il frontale, mentre al posteriore ha trovato spazio un’ala ispirata a quella della F40. Nonostante non sia una brutta vettura, dopo il restyling la De Tomaso Pantera perse quelle sue particolarità che la rendevano speciale, chiudendo infatti la sua carriera solo tre anni dopo.
Interni De Tomaso Pantera
Gli interni di De Tomaso Pantera sono molto particolari ed originali, con dettagli tipicamente italiani mischiati ad alcune funzionalità imprescindibili per una vettura dedicata al mercato americano. In una plancia molto pulita, verticale e filante, infatti, troviamo quattro enormi bocchette per l’aerazione, che fanno subito intendere come Pantera fosse ben equipaggiata per le torride estati statunitensi. Diverse Pantera erano infatti dotate di climatizzatore, una rarità per le vetture sportive dell’epoca, con i comandi fieri in bella vista nella consolle centrale.
Proprio qui troviamo uno dei tratti più folli degli interni di De Tomaso Pantera, con una sfilza di strumenti secondari tondi posizionati in verticale, con a sinistra alcuni tasti per le luci, per il clima e per i vetri elettrici (altro sfizio dedicato al mercato americano), mentre a destra sotto i comandi del clima troviamo una radio classica montata in verticale, e quindi parecchio difficile da usare in marcia.
Tipicamente italiani, invece, il volante con corona in radica, i due grandi strumenti per tachimetro e contagiri dall’estetica senza tempo, il cambio manuale con griglia a vista e pomello in legno. Ma è la posizione di guida a ricordare le sue origini italiane: disassata e con le braccia distese come su tutte le sportive italiane dell’epoca.
Motori De Tomaso Pantera
Il cuore, la gamma motori di De Tomaso Pantera, però, era tutt’altro che italiano. A spingere la sportiva italo-argentina ci pensavano infatti i più potenti e avanzati motori V8 allora prodotti da Ford, i 5.8 Cleveland V8 aspirato. Motore famosissimo, montato su vetture iconiche come le Cobra, le Mustang più potenti come le Boss e le Shelby, era capace di ben 330 CV. Su Pantera, però, era montato in una inedita posizione centrale-posteriore, già vissuta dai motori Ford sulla vincente GT40, e venne accoppiato ad un cambio manuale a 5 marce.
Dopo l’abbandono dell’appoggio diretto di Ford, il vero limite alla produzione di Pantera fu lo stop alla produzione nel 1974 del 351 Cleveland, proseguita però in Australia, Paese dal quale De Tomaso continuò ad acquistare i motori. Nel 1988, però, anche Ford Australia terminò la produzione dei Cleveland 351, e così De Tomaso utilizzò il 351 Windsor, dotato della stessa cilindrata di 5.8 litri ma di molti meno CV, solo 225.
L’ultimo propulsore ad aver fatto parte della gamma motori di De Tomaso Pantera, infine, è stato il più moderno 5.0 V8 derivato dalla nuova Mustang, un motore con iniezione elettronica e una potenza di 305 CV, simile ma ancora inferiore a quella delle prime Pantera con motore Cleveland da (almeno) 330 CV.
Motori De Tomaso Pantera
Motorizzazione | Alimentazione | Cilindrata (cc) | Potenza (kW/CV) | Trazione | Tipo di cambio |
---|---|---|---|---|---|
Pantera 5.8L V8 (Cleveland) | Benzina | 5.763 | 246/335 | Posteriore | Manuale a 5 rapporti |
Pantera GTS 5.8L V8 | Benzina | 5.763 | 265/360 | Posteriore | Manuale a 5 rapporti |
Pantera GT5 5.8L V8 | Benzina | 5.763 | 265/360 | Posteriore | Manuale a 5 rapporti |
Pantera GT5-S 5.8L V8 | Benzina | 5.763 | 270/365 | Posteriore | Manuale a 5 rapporti |
Pantera 5.8L V8 (Windsor) | Benzina | 5.763 | 175(225 | Posteriore | Manuale a 5 rapporti |
Pantera 5.0L V8 (Mustang) | Benzina | 4.942 | 225/306 | Posteriore | Manuale a 5 rapporti |
Prezzi De Tomaso Pantera
Il prezzo della De Tomaso Pantera, quando veniva offerta nuova dai concessionari Lincoln-Mercury negli Stati Uniti, era decisamente competitivo rispetto ad altre supercar italiane dell’epoca, come la Ferrari 365 GTB/4 Daytona o la Lamborghini Miura. Negli anni '70, acquistare una Pantera richiedeva poco più di 10.000 dollari, una cifra che, tenendo conto dell'inflazione tra il 1971 e il 2023, equivale a circa 70.000 dollari attuali.
Sebbene fosse un prezzo importante, risultava decisamente più accessibile rispetto alle Ferrari e Lamborghini, che all'epoca superavano facilmente i 25.000 dollari (oltre 175.000 dollari in valuta odierna). Questo eccezionale rapporto qualità-prezzo, che consentiva di acquistare una vettura italiana capace di oltre 260 km/h per una cifra comparabile a quella di una Cadillac ben equipaggiata, contribuì al grande successo della Pantera. Tra il 1971 e il 1975, De Tomaso ne produsse circa 5.500 unità per il mercato americano.
Tuttavia, con il ritiro di Ford dal progetto, la produzione subì un drastico rallentamento, con appena 2.000 unità aggiuntive prodotte nei successivi 20 anni, fino alla cessazione della produzione nel 1993. Oggi, i prezzi per una De Tomaso Pantera variano sensibilmente in base alle condizioni e alla rarità dell'esemplare. La maggior parte dei modelli si trova ancora negli Stati Uniti, dove le quotazioni partono da circa 80.000-100.000 dollari per vetture in buono stato.
In Europa, e in particolare in Italia, la Pantera è molto più difficile da trovare, con prezzi decisamente più elevati. In Italia, per un esemplare in buone condizioni, è necessario investire almeno 160.000 euro, mentre per un modello perfettamente restaurato o in condizioni impeccabili, le quotazioni possono facilmente superare i 250.000 euro.
De Tomaso Pantera: concorrenti
Sofisticata ma anche semplice da mantenere grazie al motore V8 affidabile e robusto, De Tomaso Pantera diventò una Supercar da guidare senza grandi patemi, una vettura capace di emozionare ma anche di accompagnare nella vita di tutti i giorni.
Grazie a queste caratteristiche e al suo prezzo concorrenziale, per le concorrenti di De Tomaso Pantera la sfida fu davvero tosta: le coeve Lamborghini Miura e Countach, le Maserati Bora e Merak, la Ferrari BB e la precedente 365 GTB/4 Daytona se la dovettero vedere con un’altra italiana che, seppur per poco, seppe spostare l’attenzione da Maranello e Sant’Agata a Modena, dove un’italo-argentino tentò la fortuna con la sua passione.
De Tomaso Pantera: conclusioni
Bellissima, dotata di uno stile unico e ancora oggi amato in tutto il mondo, capace di prestazioni eccellenti garantite dal V8 aspirato Ford e di un’usabilità sconosciuta alle rivali, De Tomaso Pantera fu una delle più grandi sorprese degli anni ’70.
Grazie all’appoggio di Ford, che voleva combattere la Corvette di Chevrolet, il pubblico soprattutto americano ebbe la possibilità di portarsi in garage a prezzi relativamente bassi un’autovettura dalle prestazioni simili se non superiori ad una Ferrari o ad una Lamborghini a quasi la metà del prezzo. Il successo di Pantera, però, fu tanto grande quanto breve. Dopo l’abbandono di Ford dal progetto per cause ancora non ben chiarite a quasi 50 anni dall’accaduto, Pantera non riuscì a tornare ai fasti di un tempo.
Certo, Pantera aveva deluso molti clienti con una qualità costruttiva da tipica auto italiana degli anni ’70, e il prezzo ormai è diventato altissimo soprattutto alle nostre latitudini. De Tomaso Pantera resta una vettura che sa emozionare alla guida, grazie ad un telaio monoscocca moderno e funzionale sviluppato dal giovane ma già conosciuto Gian Paolo Dallara, a sospensioni a triangoli sovrapposti sia davanti che dietro, al differenziale autobloccante in coppia con il cambio manuale ZF, il top all’epoca, e freni a disco autoventilanti su tutte e quattro le ruote.