La Volkswagen Polo si rifà il trucco, e si rilancia sul mercato con una serie di aggiornamenti sia estetici che di contenuto. Non una rivoluzione, ma l'evoluzione di uno dei modelli del brand tedesco più apprezzati sul mercato. Oggetto di un leggero restyling che si concentra soprattutto su frontale e gruppi ottici sia anteriori che posteriori, la Polo punta tutto o quasi sull'unità da 1 litro a 3 cilindri a benzina o a doppia alimentazione benzina/metano: nella gamma della hatchback non c'è spazio per i Diesel, ma neppure per motori elettrificati.
La piccola gioca a fare la grande
N ella botte piccola c’è ancora il vino buono. Equilibrato, saggio aggiungiamo noi, perché il restyling di Volkswagen Polo propone un concentrato di sostanza, con tocchi di qualità, restando accessibile. Di fatto con una sola motorizzazione, il 3 cilindri benzina. Liscio, scevro di elettrificazione, per limitare il listino. Scelta poco “inclusiva”? Oppure furba? Senza dubbio opzione ecumenica nella versione turbo da 95 cavalli oggetto della nostra prova. Sintesi tra efficienza e brillantezza per la categoria, che punta a prendere il posto del Diesel, giubilato sul modello. E senza far rimpiangere l’ibrido o l’elettrico.
In verità la botte non è davvero piccola da anni. Gli oltre quattro metri della tedesca prodotta a Pamplona la avvicinano sempre di più nella nelle forme e nella sostanza alla sorella maggiore Golf. L’aggiornamento estetico è davvero in punta di penna, con la sottile fascia luminosa che unisce i gruppi ottici e caratterizza la nuova mascherina e con fari posteriori più grandi. La piattaforma MQB A0 permette l’utilizzo delle tecnologie più recenti, ma anche uno spazio notevole in abitacolo, dove l’accoglienza è da “media”. Ottima per quattro persone, sacrificata per cinque, con un bagagliaio più che adeguato (333 litri) e molto regolare nella foggia.
Polo è cresciuta fuori, ma da dentro mostra il suo meglio. La plancia segue i dettami più recenti, tutta digitale con pannello della strumentazione da 10,3 pollici, personalizzabile con varie schermate, tra le quali una con il contagiri, altrimenti introvabile, e lo schermo dell’infotainment da 7,9 pollici. Comoda la presenza della funzione wireless per Android Auto e Apple CarPlay. Tutto allineato, consultabile senza tentennamenti. Il contesto è familiare per chi ama le VW.
Brillante ed economa, ma è meglio con il DSG
I 95 cavalli del tre cilindri, fluido e con una buona riserva di coppia, sono all’altezza della situazione. Quasi brillante lo scatto da fermo, fa sempre effetto per quella che una volta si chiamava utilitaria poter arrivare, ove possibile, alla soglia dei 190 all’ora. Ma nessuno è perfetto. Il cambio a cinque marce, pur ben manovrabile, inevitabilmente presenta rapporti lunghi, votati all’efficienza. Di conseguenza le scalate sono necessarie quasi sempre quando si vuole variare il passo. Si capisce che VW vuole indurre tutti a puntare sul doppia frizione che però costa 1.500 € in più.
Polo ha sfoderato il jolly nei consumi. Con una percorrenza media di oltre 17 km/litro è notevole. Parca in tutti gli scenari. In soldoni, con un pieno si avvicina soglia dei 700 km di autonomia (40 litri di serbatoio). Meglio in autostrada, ottimi i 15,4 km/litro, che in città, dove sfiora i 14. Senza dubbio in certi frangenti alcune ibride fanno meglio, anche le Diesel. Ma per un uso quotidiano standard, l’esborso superiore per altre motorizzazioni non vale certo la candela. L’assetto è indovinato, in sincronia con uno sterzo morbido in manovra, ma efficace quando aumentano le curve o il ritmo. Polo si lascia guidare anche fuori dalla quotidianità, piacevole e precisa sul misto. La silenziosità aumenta le buone percezioni al volante. Resta un po’ rigida per i passeggeri posteriori, ma solo quando il fondo è irregolare o sono presenti rallentatori. Un quadro di livello per una compatta realmente polivalente. La ciliegina, consigliata, sulla torta è il cambio DSG per viaggiare sul velluto.
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