Il rinnovamento della gamma Škoda, al di là della “rappresentazione” elettrica votata dal modello Enyaq, procede a passo di restyling. Questa volta a essere protagonista è il Suv di taglia media Karoq. Vettura che come il resto della famiglia bada soprattutto al sodo. Quindi non c'è da stranirsi se la gamma motori derivata da tale rinnovamento non annovera propulsori elettrificati. Nonostante l'intervento dei designer, le differenze rispetto al passato sono davvero minime. La “nuova” Škoda Karoq si presenta con una nuova griglia anteriore. I gruppi ottici sono a Led di serie e, in opzione, pure in edizione matrix Led. Anche il paraurti anteriore ha subito delle modifiche. Cambiamenti tesi a rendere lo stile nel complesso più aerodinamico ed efficiente.
Motori efficienti, ma niente ibrido
Il fronte benzina comincia da un tre cilindri da un litro (1.0 TSI) da 110 cavalli. Salendo di cavalleria si passa al quattro cilindri 1.5 TSI da 150 cv. Motore questo provvisto del sistema ACT, che disattiva una coppia di cilindri in particolari condizioni di carico di lavoro. Il più brillante 2.0 TSI da 190 cavalli è provvisto esclusivamente di cambio DSG e trazione integrale. La gamma a gasolio poggia sul 2.0 TDI da 116 e 150 cv. Questo offerto anche con la trazione integrale nella sua variante più prestante.
Su strada la rinnovata Škoda Karoq si conferma confortevole in tutto e per tutto, e la presenza della modalità di guida sportiva serve solo ad accendere gli animi, ma non ha alcun corrispettivo nella realtà. Alla ne la Karoq è sostanzialmente una familiare a ruote alte. Adatta ad assecondare i più esigenti in termini di ricerca dello spazio. Piacevole da guidare, soprattutto in “modalità” relax. Il 2.0 TDI da 150 cavalli è un po' ruvido al salire di giri e non propriamente silenzioso, ma è sempre generoso in termini di coppia e suf cientemente brillante e parsimonioso. L'accoppiata con la trasmissione DSG si conferma un classico intramontabile, mentre la presenza delle quattro ruote motrici non rappresenta un valore aggiunto se non in determinati casi.
Piacevole l'1.5 TSI. Stessa potenza del TDI di cui sopra, ma più morbido e silenzioso rispetto all'unità a gasolio. Noi l'abbiamo provato unitamente al cambio manuale a sei rapporti, rilevando come tale dualismo sia assolutamente riuscito. Il tutto ovviamente in un'ottica di guidare in modo rilassato. Contesto ideale dato che si tratta di un Suv di taglio familiare.
Dentro tanto spazio e tecnologia
A bordo la novità più rilevante riguarda la possibilità di poter contare sugli interni di materiale vegano (se siete particolarmente allineati). E pure sulla presenza del quadro strumenti digitale. Quadro che non sarà disponibile nei modelli già ordinabili presso la rete, ma che diverrà standard nel corso dell'anno. Dopotutto la crisi dei chip non è ancora finita e questi sono i risultati tangibili. Ciò detto sarà di serie da 8 pollici, ma a seconda degli allestimenti e delle versioni potrà arrivare sino a 10,25. Anche il display touch ha una diagonale “variabile” a seconda del modello, arrivando fino alla quota di 9,2 pollici. La base di partenza è sempre il MIB 3 del Gruppo Volkswagen.
Il punto di forza della vita di bordo è ovviamente la volumetria di bordo. Il sistema VarioFlex, disponibile come optional, consente di frazionare il divano posteriore nel formato 40:20:40. I singoli sedili possono essere pure asporarti. In questo modo il volume del vano di carico parte da 588 litri anziché 521 quando il sistema è opzionato.
I prezzi partono da 28.200 euro della Ambition con l'1.0 TSI, sino ad arrivare ai 41.600 della 2.0 TDI Sportline.
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