Elettrico? Ibrido? No grazie! In un mondo che si affanna a iniettare elettroni ovunque, Mazda, con il suo big Suv nuota sicura controcorrente, scegliendo motorizzazioni d’impostazione “tradizionale”, quindi prive dell’ausilio di batterie e power unit. Il tutto, in nome di una chiara (e dichiarata) filosofia progettuale, che punta ad affrontare le istanze ambientali con un approccio concreto e non demagogico. Ma procediamo con ordine.
Muscoli ben definiti, fascino ammaliatore, e tanto spazio a disposizione “in prima classe”, sono le armi attraverso cui, negli anni, la CX-5 è riuscita a sedurre un pubblico particolarmente attento ed esigente, come quello che si rivolge ai Suv di alta gamma. Una giapponese, capace di porsi ormai come alternativa di carattere alle europee, che non teme di sfidare sullo stesso ring. Il nuovo modello 2022, senza stravolgere i cardini del progetto, giunge a un ulteriore stadio di consapevolezza, sottolineando quella che da sempre è la sua ambizione primaria: conquistare chi vuole stringere il volante di un mezzo premium, ma soprattutto, performante su ogni percorso.
Sorprende al volante
Un’auto estremamente elegante, dentro e fuori, ma anche grati cante, muscolare e precisa nella guida tra le curve. Situazione, quest’ultima, in cui quasi sorprende, la CX-5, grazie a uno sterzo chirurgico nel disegnare traiettorie, e a un feeling generale fuori dal comune per un Suv di queste dimensioni. Merito senz’altro del lavoro svolto sulla ciclistica, sospensioni in primis, che si traduce in un ridotto rollio in curva e beccheggio quasi inesistente, anche quando si esagera nel misto.
Vantaggi ulteriormente amplificati dell’evoluto AWD - ora attivabile anche attraverso il selettore della modalità di guida Mi-Drive - che tiene l’auto letteralmente incollata al suolo. Tra le motorizzazioni testate, il quattro cilindri benzina 2.5 da 194 cv si conferma un vero campione di regolarità, con una “muscolarità propulsiva” costante, lungo l’intera scala del contagiri. Il tutto perfettamente assecondato dalla fluidità del cambio automatico a sei rapporti. In modalità di guida Sport, però, meglio passare alle palette al volante per godere di una maggiore intensità e sentirsi “padroni” dell’erogazione.
Se invece il Diesel rimane una priorità, lo Skyactiv-D da 184 cv è sicuramente la scelta giusta per muoversi spigliatamente, soprattutto in montagna. La reattività al comando del gas è particolarmente gratificante, grazie al picco di coppia di 445 Nm a 2.000 giri/min., che rende piacevolmente solida l’erogazione ai medio/bassi. Un po’ meno decisa è invece la risposta del 150 cv, che deve vedersela con masse in gioco e pesi non indifferenti.
Connessa e sicura
Nell’abitacolo, esordisce il sistema di ricarica Qi wireless per lo smartphone (la connessione con Apple CarPlay e Android Auto, però, rimane via cavo), mentre il display centrale usa caratteri più grandi per migliorare la visualizzazione delle info e delle applicazioni di bordo.
Sul fronte della sicurezza, invece, apprezzabile è il nuovo sistema di supporto alla guida nel traffico. Invariata, invece, è l’altissima qualità percepita a bordo: pochi fronzoli, stile elegante e un’attenzione maniacale al particolare. Tutto - posizionamento dei comandi, inserimento nel corpo auto - converge verso un’unica, chiara, direzione: il guidatore al centro della scena, per una migliore interazione possibile col mezzo.
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