Con quest’ultime che stanno via via aumentando, la domanda da porsi è quanto costa ricaricare un’auto elettrica. Risposta che più banale non si può: dipende. Se fare carburante ha un costo variabile dalla stazione di servizio ma sicuramente equiparabile, non vale lo stesso discorso per quanto riguarda i costi di ricarica di un’auto elettrica. Ci sono almeno tre tipi di ricarica, da cui dipendono altrettanti livelli di prezzi. In aggiunta, e qui la comparazione tra batteria e serbatoio calza a pennello, più la batteria è capiente, in termini di kWh, più aumenta il costo della ricarica.
Sui tre livelli di ricarica e relativi prezzi il discorso è molto semplice. Oggi la totalità delle auto elettriche in commercio accetta due tipi di ricarica, e qui il paragone con il serbatoio è stringente perché tra un serbatoio piccolo e uno grande il tempo di rifornimento può variare ma di pochi secondi. Con le batterie il discorso è decisamente diverso. Innanzitutto, la scelta è tra caricare alle colonnine in corrente alternata (AC), con una corrente massima a 22 kW, che corrisponde alla maggioranza delle colonnine presenti sul territorio, o alle colonnine in corrente continua (DC) che possono variare tra una potenza intorno ai 50 kW fino ai 300 kW delle colonnine più potenti, le cosiddette HPC (High Power Charging).
Dalla maggioranza delle colonnine pubbliche si può, infatti, ricaricare in corrente alternata a 22 kW, ma molte auto non montano di serie l’onboard charger da 22 kW quindi accettano un massimo di 11 kW. Lo dimostra l’Audi Q4 e-tron, dotata di una batteria da 77 kWh netti. Le tre versioni a listino accettano una corrente massima di 11 kW in AC e una variabile da 135 a 175 kW in DC. Nel primo caso, facendo due calcoli, servono almeno 7 ore e una spesa di un certo tipo, tra poco capiremo perché. Nel secondo caso, basta circa mezz’ora per caricare la batteria dal 10 all’80% ma la spesa sarà maggiore. Il discorso, qui, verte sulla non necessità di caricare sempre l’auto al massimo della capacità della batteria, ma solo lo stretto necessario per una determinata tappa. Come avviene per il normale rifornimento del serbatoio, anche l’auto elettrica può essere caricata parzialmente a vantaggio di una spesa minore. La parola chiave, però, è la pianificazione dei viaggi che si vanno ad affrontare prima ancora della spesa che si va a sostenere.
Prendendo ad esempio il SUV medio dei quattro anelli, inoltre, la corrente continua fino a un massimo di 175 kW implica di doversi rivolgere a colonnine HPC o Ultrafast per poter sfruttare al massimo queste potenze di ricarica a patto di pagare le tariffe più alte grazie alle quali oggi si può ricaricare un’auto elettrica. Infine, ecco il paradosso: caricare un’auto elettrica a casa da una normale presa domestica o da una wallbox a parete è il modo migliore per risparmiare. Nel primo caso, però, la poca corrente immessa richiede tempi “biblici” sulle elettriche con batterie più capienti e nel tempo di una notte si caricano pochi chilometri, nel secondo bisogna installare il dispositivo e questo spesso ha dei costi extra.
Prima di analizzare nel dettaglio quanto costa ricaricare un’auto elettrica, bisogna introdurre l’argomento abbonamento. Le tariffe Flat, infatti, sono quelle più indicate per un reale risparmio nei costi di ricarica, poiché le tariffe pay per use saranno sempre più care a parità di offerta. Dal 2023 in avanti, molti fornitori stanno installando comodi POS direttamente sulla colonnina per poter pagare a consumo e non da app, mentre alcuni costruttori stanno facilitando la vita a chi utilizza quotidianamente un’auto elettrica grazie al cosiddetto plug&charge: spesso si sottoscrive un abbonamento al momento dell’acquisto finanziamento direttamente con il costruttore e quest’ultimo permette di connettere direttamente il cavo di ricarica senza passare da alcuna app e da alcuna carta di credito. L’addebito è, quindi, completamente automatico: sfruttano questa soluzione case come Hyundai e Audi con la loro gamma di elettriche.