Le auto ibride rappresentano ormai un’importante fetta del mercato automobilistico, soprattutto grazie ai numerosi incentivi statali, che ne hanno determinato una grande crescita nel corso degli ultimi mesi.
Nel caso delle auto benzina ibrido, basano il proprio funzionamento sul lavoro sinergico di un motore elettrico con uno, appunto, a benzina. In questo modo è possibile recuperare l’energia cinetica impiegata nelle fasi di decelerazione e di frenata, per poi utilizzarla nuovamente per escludere o supportare il propulsore termico, in relazione al livello di ibridizzazione del powertrain.
Ad oggi, sono disponibili tre tipologie di motori ibridi sul mercato: full hybrid, mild hybrid e plug-in hybrid.
La prima consente di sfruttare a pieno l’unità elettrica - senza ricaricare con la spina - e il motore termico in modo combinato, così da incrementare l’efficienza del propulsore. Questo sistema, utilizzato soprattutto da Toyota, permette la marcia totalmente elettrica per pochi chilometri.
La seconda, ovvero quella più comune sul mercato, prevede la presenza di un motore di piccole dimensioni che opera come starter/alternatore, azionato generalmente a cinghia, oltre che come motogeneratore e supporto al propulsore termico nei momenti di accelerazione. Nelle fasi di frenata e veleggiamento, il motore termico ricarica il piccolo pacco batteria, facendo girare il motogeneratore.
Infine, la terza è dotata di batterie di dimensioni maggiori rispetto alla precedente tipologia, così da percorrere mediamente fino a 50 chilometri in modalità elettrica. Un’altra peculiarità è la possibilità di ricaricare il pacco batteria alla spina, senza dover contare esclusivamente sulla rigenerazione in frenata dell’energia cinetica.