Problemi e costi del kit retrofit elettrico
Se il gruppo propulsore interagisce anche con dispositivi di sicurezza come l’Esp, occorre coinvolgere anche la Casa madre. Il decreto consente infatti l’omologazione senza il nulla osta della Casa soltanto quando le modifiche si limitano, appunto, al solo gruppo propulsore.
Quando invece occorre aggiornare, modificare o sostituire anche i software per la gestione dei sistemi di sicurezza, allora bisogna coinvolgere il costruttore stesso che deve collaborare alla messa a punto di ciascun impianto. Ecco perché ad oggi la trasformazione elettrica è possibile soltanto su un limitato numero di vetture relativamente recenti mentre è più facile (anche se non necessariamente meno costoso) su altre più datate e prive di elettronica.
Inoltre, un altro inconveniente riguarda il collocamento delle batterie su vetture che, a differenza delle elettriche “native”, non sono state concepite per alloggiare batterie e unità di potenza. Di vettura in vettura, dunque, la posizione può variare andando, in qualche caso, a compromettere lo spazio di carico perché non sempre lo spazio lasciato libero dalla rimozione del serbatoio è sufficiente.
Non manchiamo di citare il costo: le informazioni in merito ai costi esatti per il kit retrofit sono discordanti, certo è che il budget richiesto è notevole, pari a circa la metà di quanto si spenderebbe per acquistare una nuova auto elettrica di fascia medio-bassa
Ad esempio, il kit di trasformazione della Fiat Panda diesel di terza generazione, costa oltre 5.000 euro, un importo che comprende la manodopera ma al quale vanno aggiunti 250 euro per la pratica dell’aggiornamento del libretto di circolazione. Occorre inoltre aggiungere il costo delle batterie, fortunatamente disponibili anche a noleggio. Se poi vogliamo più autonomia (quindi una batteria più capiente) i costi lievitano.
Nel dettaglio lo smantellamento del precedente impianto e della parte meccanica può costare circa 1.000 euro. L’installazione del nuovo motore comporta una spesa dai 1.000 fino a 4.000 euro. Una variabile notevole è se si riesce a mantenere il cambio-trasmissione originale, invece che sostituirlo con un motoriduttore o convertitore di coppia.
C’è poi la parte elettronica da installare con una spesa fino a 4.000 euro e la manodopera che si aggira sui 1.000 euro. Infine, le batterie da montare con un costo di almeno 4.000 euro, o un canone di noleggio.
Quindi, con una spesa di circa 5-10.000 euro si può trasformare la vecchia auto diesel Euro 4-5-6 o precedenti in un mezzo ecologico, efficiente ed economico il cui costo sarà ripagato nel tempo, parecchio tempo. Le cifre non sono trascurabili ma i costi di gestione si abbattono notevolmente. Il problema maggiore, per alcuni, sembra essere, banalmente l’attuale scarsità di colonnine di ricarica pubbliche.