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Targhe italiane: tutto quello che devi sapere

Il mondo delle targhe è un mondo da scoprire, ricco di curiosità e retroscena che probabilmente non tutti sanno. Si può richiedere, anche se è non una procedura così scontata, una targa personalizzata, ma ciò che conta è il significato che una targa possiede.

Non è, come potrebbe sembrare a qualcuno, un semplice pezzo di metallo avvitato alla carrozzeria. Si tratta di un codice alfanumerico, progressivo, che racconta non solo la storia di un determinato veicolo bensì lo inquadra univocamente nel pubblico registro automobilistico.

Se una volta era consuetudine scrivere il nome della provincia per esteso prima delle cifre numeriche, da qualche anno a questa parte le targhe si sono semplificate e ora includono quattro lettere, due all’inizio e due alla fine, con tre lettere incluse nel mezzo. Fondamentale per la normale circolazione del veicolo (anche se esiste il caso particolare della “targa prova”), le targhe italiane sono letteralmente la carta d’identità dell’auto. Curiosamente agli albori del mondo dell’auto, siamo sul finire del diciannovesimo secolo, le auto circolanti erano talmente poche che non si sentiva l’esigenza di apporre un “codice” su ogni vettura. Solo con il crescere dei mezzi si sentì l’esigenza di porre rimedio e, almeno in Italia, fu introdotto il cosiddetto Regolamento di Circolazione per gli Automobilisti a obbligare l’uso delle targhe.

Oggi la targa risponde a regole ben precise, che andremo ad analizzare. Due i casi particolari da analizzare: la targa prova e la targa personalizzata. In quest’ultimo caso esistono precise limitazioni e regole da rispettare, mentre la prima si usa per scopi specifici tra cui auto non immatricolate per motivi pubblicitari, per eventi particolari e per collaudi. Vi sarà capitato di trovare per strada un prototipo non targato: sicuramente montava sul posteriore una targa di poche cifre, una vera e propria targa prova.

Sommario

La storia delle targhe italiane

Detto del Regolamento di Circolazione per gli Automobilisti, un principio di quello che sarebbe poi diventato il Codice della Strada, le prime targhe italiane iniziano a diventare la normalità nel primo dopoguerra e presto si passa da una singola targa sul posteriore a due targhe.

Fino al 1927 le targhe raffiguravano la provincia di residenza seguita da un numero, ma con il crescere del traffico si capì molto presto che questo sistema aveva le ore contate. Si passa alle targhe nere, che dureranno fino al 1985. Inizialmente, in epoca fascista, a parte Roma tutte le altre province venivano già scritte con la loro sigla, mentre il numero era progressivo da 1 a 999.999.

Superato il milione, si sarebbe passato alla doppia sigla letterale, ma torniamo indietro al 1927. Fu quello l’anno della prima targa in metallo con sfondo nero e caratteri bianchi. Con l’entrata in vigore della costituzione italiana, 1 gennaio 1948, fa la sua comparsa dentro il rettangolo il simbolo della Repubblica italiana. Risale al 1963, invece, la prima targa italiana in plastica: nel pieno boom economico si comprese la convenienza di questo materiale rispetto al metallo.

Nel 1976 altra svolta: le sigle, che subito individuano il periodo storico a cavallo degli anni ‘80 e fino al 1985, diventano arancioni. La targa posteriore rimane su una riga, l’anteriore sempre su due, anche se progressivamente la posteriore scelse la soluzione della singola riga per adattarsi ai tanti modelli di origine straniera che via via venivano introdotti sul mercato italiano.

Nel 1985 il capitolo tre della storia delle targhe italiane. Si torna al rettangolo di metallo, troppo facilmente corruttibile quella di plastica, e si torna allo sfondo bianco con caratteri neri. Addio sigla della provincia nel 1994: da quell’anno ha inizio la numerazione che continua ancora oggi e si dà il benvenuto alla 7 cifre alfanumeriche.

Nel 1998 un’altra novità: arrivano le strisce blu ai lati dove a sinistra, vista di fronte, figura il simbolo dell’Unione Europea, sotto la sigla “I” che individua l’immatricolazione in Italia. A destra, fino al 2002, la possibilità di inserire la provincia e l’anno di immatricolazione. Fino al 2002 perché, poi, rimase solo la lettera “I” e il simbolo dell’UE nella sola parte sinistra della targa. La numerazione che prosegue dal 1994 include 22 lettere (a esclusione di I, O, Q e U) per un totale di circa 234.256.000 possibili combinazioni.

Con l’attuale regime di immatricolazioni, e in un mercato che sta calando, ogni 4 anni circa si passa alla lettera successiva. Si calcola che con l’attuale numerazione si potrà arrivare, se questi rimarranno i numeri di vendita, al 2074/75.

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A cosa serve una targa italiana e come è fatta

Abbiamo detto che la targa italiana è la carta d’identità dell’auto e, su una semplice placca metallica, si nasconde l’identikit del veicolo che può essere un’auto ma anche una moto, un camion o un rimorchio o una piccola microcar: ogni veicolo su ruote, tolta la bicicletta, ma non il monopattino (il nuovo Codice della Strada vuole rimediare inserendo la targa anche per questi mezzi di trasporto molto in voga tra i giovani) deve avere la targa per legge.

Indispensabile per la circolazione, consente alle autorità di pattuglia (vigili, polizia, carabinieri) di riconoscere il veicolo e di attribuirgli caratteristiche principali e ben definite, senza considerare la possibilità, in pochi istanti, di risalire ad eventuali problemi legali. Uno su tutti? Se l’auto è stata rubata, quindi se il guidatore evidentemente non è il vero proprietario, le autorità scopriranno in pochi istanti il problema.

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Se dovessimo elencare gli scopi principali della targa automobilistica in tre punti:

  • Identificare il veicolo: ogni targa è univoca e non esiste un’altra targa uguale.

  • Controllo fiscale: le autorità possono verificare l’eventualità di un mancato pagamento di tasse automobilistiche, banalmente il bollo, attraverso il controllo del codice alfa numerico.

  • Sicurezza stradale: sempre attraverso il controllo, è possibile verificare in breve la regolarità del veicolo analizzato per quanto riguarda il pagamento dell’assicurazione e la corretta revisione, da effettuare a intervalli regolari.

Tra le caratteristiche principali della targa italiana, abbiamo detto che dal 1994 la legge vuole quattro lettere, due all’inizio e due alla fine, intervallate da tre cifre, con decine di milioni di combinazioni possibili. Tra moto e auto cambia, prettamente, la dimensione: per le due ruote, il formato è più piccolo anche perché deve adattarsi a un supporto completamente diverso.

Ci sono poi targhe specifiche come quelle diplomatiche. In estrema sintesi, la targa deve identificare il veicolo e consentire l’ispezione amministrativa della stessa. Inoltre, è lo strumento chiave per la compravendita di veicoli sul mercato dell’usato e per fornire una carta d’identità alle istituzioni e al Pubblico Registro Automobilistico.

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Targa personalizzata e targa prova: le differenze

Dopo aver capito com'è fatta una targa e la sua storia, con alcuni episodi curiosi, è ora di analizzare i casi particolari. Due su tutti, come suggerito dal titolo di questa sezione: le targhe personalizzate e le targhe prove.

Le prime consentono, non senza una trafila burocratica degna di nota, di personalizzare il codice secondo i propri desideri. Se per un qualsiasi acquirente la combinazione tra i 4 numeri e le 3 lettere è totalmente casuale, non vale lo stesso discorso per i fortunati che possono montare sulla propria auto un qualcosa di estremamente personale.

Può essere legato a lettere particolari, come le proprie iniziali, così come a un numero legato alla propria vita o alla propria azienda. In Italia sono pochi i casi di targhe personalizzate, solitamente legati a contesti speciali. Ci sono, però, dei limiti: in primis non si possono utilizzare le lettere legate alle forze dell’ordine (CC nel caso dei Carabinieri o addirittura Polizia scritto per esteso con una lettera e 4 numeri, ecc.), così come sigle offensive o che possano trarre in inganno gli altri automobilisti.

Maserati GT2 Stradale (8)

Per fare un altro esempio, negli Stati Uniti prosperano le targhe personalizzabili con i nomi e le grafiche più strane e originali. Di base, la grafica riporta le sue caratteristiche peculiari, ma non sono rari i casi di sigle simpatiche o volutamente provocatorie. Ancora più particolari i casi in altri paesi come l’Australia, dove da breve è stato reso legale l’uso delle emoticon che comunemente usiamo nelle chat. Infine, in UK, si possono anche indicare solo 4 lettere che, giocando con l’immaginazione, danno adito alle più originali interpretazioni. Una targa con scritto C I A O sarebbe quindi ammessa.

La targa prova, invece, ha una funzione completamente opposta e il suo ambito d’utilizzo è legato non al privato ma a usi professionali. In altri termini, è una targa temporanea che consente l’utilizzo di un veicolo non immatricolato (si pensi ai prototipi durante la fase di sviluppo su strada) o non ancora immatricolato, quindi di una vettura già in vendita ma in condizioni particolari. Viene utilizzata principalmente da concessionari, auto officine e dagli stessi costruttori per prove di vario genere, non ultime quelle dedicate ai clienti.

Questo tipo di targa si lega a un permesso rilasciato direttamente dal Ministero dei Trasporti e che va conservato in vettura in caso di controlli. Altra differenza fondamentale è che questa non è da ritenersi legata a una persona ma a un’impresa giuridica che svolge attività professionale legata all’uso/vendita di veicoli. Letta al contrario, la targa prova può essere utilizzata più volte e su veicoli diversi.

FAQ

Il costo può variare tra i 150 e i 250 euro in base all’ente al quale ci si rivolge. La pratica, infatti, passa o da un’agenzia di pratiche auto o direttamente dallo stato facendo richiesta al Ministero.

Già nel corso del 2023 si è raggiunta la G e a breve, nel corso del 2025, è scontato il passaggio alla H in quanto la seconda lettera della targa è la W al mese di ottobre 2024. Basti pensare che si è partiti con la A nel 1994, quindi in circa 30 anni si sono utilizzate appena le prime sette lettere dell’alfabeto.

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