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Inquinamento auto: cosa inquina, emissioni

È vero che l’auto comporta innumerevoli vantaggi migliorando la qualità della vita, ma è anche vero che le quattro ruote sono una delle cause dell’inquinamento atmosferico, combattuto da decenni attraverso l’introduzione di norme sempre più rigide.

L’auto è uno dei principali responsabili dell’inquinamento che caratterizza il nostro pianeta, comportando una notevole alterazione dell’aria determinata dall’emissione di fumi, polveri sottili e gas, che possono risultare molto nocivi per l’uomo. Nel corso del tempo sono state introdotte diverse normative, sempre più severe, che hanno consentito di arginare il fenomeno rispetto agli ultimi decenni.

Comunque sia, l’inquinamento auto è ancora piuttosto rilevante e non può essere sottovalutato, ma è possibile ridurlo mediante l’uso di auto elettriche, che non comporta l’emissione di sostanze dannose o di CO2. I modelli a metano o GPL sono una valida alternativa, dato che risultano comunque più sostenibili rispetto ai classici motori endotermici. Oltre a questo, sarebbe bene cercare di utilizzare l’automobile solo quando strettamente necessario, optando per una camminata o per la bici quando si effettuano piccoli spostamenti. In questo articolo andremo ad analizzare l’inquinamento auto e le emissioni.

Sommario

Inquinamento auto: cosa inquina

L’inquinamento auto è determinato essenzialmente dai gas di scarico generati dalla circolazione, soprattutto a causa della presenza di polveri sottili, che vengono emesse dal tubo di scappamento attraverso i fumi nel caso dei veicoli con motore termico. In questo genere di vetture, la combustione rappresenta il processo scatenante dell’inquinamento. Ciò è dovuto alla presenza di vari composti emessi dallo scarico, contenenti le polveri fini Pm 2,5 e Pm 10, molto dannose per l’uomo e l’ambiente.

Per intenderci, il Pm 2,5 è un inquinante atmosferico costituito da particelle solide e liquide con un diametro inferiore o uguale a 2,5 micron; che sale a 10 per il Pm 10. Così piccole da riuscire a penetrare in profondità nei polmoni, con conseguenze di vario genere: da problemi respiratori a guai più pesanti.

I princìpi della termodinamica spiegano come il funzionamento corretto di un motore a combustione necessiti dell’espulsione di una certa quantità di calore prodotto. L’inquinamento atmosferico non è derivante solo dalla presenza di ossido di azoto e ossido di zolfo (prodotto dalla combustione del petrolio), ma è anche determinato dagli additivi impiegati per la combustione dei motori a scoppio.

Da questi processi si verificano effetti inquinanti pericolosi per l’uomo da non sottovalutare in nessun modo, che possono essere riscontrabili sia livello locale, in cui si respira un’aria poco salubre, sia a livello globale, producendo conseguenze negative per tutto il pianeta.

I gas di scarico delle vetture comportano un aumento non indifferente delle emissioni di anidride carbonica, incrementando ancor di più il fenomeno dell’effetto serra, impedendo al calore di disperdersi e, di conseguenza, portando a un pericoloso innalzamento delle temperature. In questo modo si genera il surriscaldamento globale che, oltre a contrarre le aree coltivabili e delle produzioni agricole, porta all’innalzamento dei livelli del mare a causa dei mutamenti climatici.

Nei centri urbani dove si riscontra la presenza di nebbia e smog, vi è sicuramente un’alta concentrazione di vetture e industrie, portando ad un’ampia diffusione di sostanze inquinanti nell’aria. Per queste ragioni, l’Unione Europea ha varato una serie di disposizioni volte a limitare il più possibile le emissioni inquinanti.

Inquinamento auto: emissioni

L’Unione Europea, per cercare di ridurre il più possibile le emissioni inquinanti dovute alla circolazione dei veicoli a motore, ha varato una serie di provvedimenti che hanno coinvolto sia i mezzi a benzina sia quelli diesel. A partire dal 1991, i mezzi a motore sono stati classificati in base alla tipologia di impianto dell’auto. È stata introdotta la dicitura “Euro” seguita da un numero. Della Euro 0 fanno parte tutte le vetture a benzina più inquinanti prive di catalizzatore.

La categoria Euro 1 è entrata in vigore nel 1993 e comprende le auto dotate di catalizzatore e alimentate a iniezione, mentre con la Euro 2 si riduce la circolazione di mezzi particolarmente datati, cioè quelli immatricolati prima del 1996, così da diminuire la quantità di particelle inquinanti nell’aria. Poi abbiamo le Euro 4, fornite del sistema EOBD, che controlla le emissioni inquinanti: vi appartengono i mezzi prodotti dal 2006 e il 2011. Mentre l’Euro 5 introduce l’obbligatorietà di adottare il filtro antiparticolato per i modelli a diesel. Infine, abbiamo la normativa attuale, ovvero la Euro 6, finalizzata a una riduzione ancora maggiore della quantità di particelle inquinanti immesse nell’aria.

La classificazione ambientale è arrivata alla Euro 6D, che obbliga le Case automobilistiche a produrre propulsori diesel ancora più efficienti. Prevede un limite per le emissioni di NOx particolarmente restrittivo, pari a 60 milligrammi a km per le auto a benzina, mentre per i veicoli diesel la soglia massima è di 80 milligrammi.

Come si calcolano le emissioni

Anche se queste normative hanno offerto un supporto non indifferente alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, in particolar modo nei centri urbani più trafficati, la strada per ottenere aria più respirabile nelle metropoli è ancora lunga.

Per quanto riguarda le emissioni, l’anidride carbonica è il gas che viene maggiormente rilasciato dai veicoli a motori, anche se non rappresenta l’unico emesso. La combustione dei carburanti, infatti, genera una serie di sostanze di scarico, ancora più pericolose del CO2, come gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio.

Calcolare le emissioni di anidride carbonica della propria vettura è molto semplice: basta prendere il valore riportato sulla carta di circolazione e moltiplicarlo per il numero di chilometri che si percorrono mediamente in un anno. Prendiamo come esempio la Toyota Yaris nella motorizzazione 1.0 a benzina da 72 CV, che presenta emissioni medie pari a 95 g/km. Se il suo conducente tende a compiere 10.000 chilometri ogni anno, andrà a produrre 950 chilogrammi di CO2 in quel lasso di tempo.

Se vi state chiedendo quali siano le auto meno inquinanti, è bene fare una distinzione tra emissioni dirette e indirette. Le prime sono causate dalla combustione del carburante e, in questo caso, vi consigliamo di optare per motori a metano (le cui vendite stanno però crollando) o GPL. Nel secondo caso, derivano dai processi di produzione precedenti o successivi all’uso effettivo della vettura, quindi ne fanno parte essenzialmente le elettriche. D’altronde, lo smaltimento delle batterie al litio ha un certo peso sull’ambiente. Gli esperti sono divisi sulla questione, e gli studi riportano numeri differenti per quanto riguarda le emissioni durante il ciclo vita di una macchina full electric dalla nascita alla fine.

Solo auto elettriche nel 2035

Nel 2019, la Commissione Europea ha imposto il bando termico nel 2035: i Gruppi auto potranno vendere solo full electric in quella data. Nel frattempo, esiste un cronoprogramma da rispettare, tale per cui - se le Case immatricolano macchine troppo inquinanti - scattano multe. Per il 2026, previste ammende UE di 16 miliardi di euro a causa delle vendite di mezzi troppo inquinanti nel 2025.

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Le multe per chi infrange le regole anti inquinamento

Governi centrali e locali combattono l’inquinamento da auto con provvedimenti di varia natura. In particolare, il Comune di Milano ha introdotto Area C centrale a pagamento e Area B molto estesa non a pagamento: se si entra senza diritto, si riceve a casa entro 90 giorni dall’infrazione una multa di circa 95 euro con spese di spedizione. Una misura imitata da molti Comuni con numerose Zone a traffico limitato.

Analogamente, Comuni e Regioni impongono spesso i blocchi del traffico invernali: per chi circola, multa di 168 euro. Con la recidiva (due violazioni identiche in due anni), multa di 168 euro e sospensione della patente da 15 a 30 giorni (articolo 7, comma 13-bis del Codice della strada).

Riassumendo

Divieti di circolazione anti smog: quali multe?

  • Ingresso non autorizzato in una Zona a traffico limitato: multa di circa 95 euro con spese di spedizione.
  • Circolazione durante i blocchi del traffico invernali: 168 euro.
  • Con la recidiva (due violazioni identiche in due anni per circolazione durante i blocchi), multa di 168 euro e sospensione della patente da 15 a 30 giorni (articolo 7, comma 13-bis del Codice della strada).

FAQ

I motori a Diesel, nonostante generino una quantità minore di anidride carbonica rispetto a quelli a benzina, producono molte più polveri sottili e ossido di azoto, rendendo necessario l’utilizzo del filtro antiparticolato. Il cosiddetto particolato può disperdersi fino a 1.000 volte di più rispetto alle sostanze inquinanti rilasciate dai propulsori a benzina. Per questo motivo, i motori a gasolio possono risultare di gran lunga più inquinanti di quelli a benzina, in assenza di apposito FAP.

I motori endotermici generano una serie di sostanze nocive, quali monossido di carbonio, idrocarburi incombusti, ossidi di zolfo e ossidi di azoto. Parliamo di una vera e propria miscela velenosa, che va ad attaccare soprattutto l’apparato respiratorio dell’uomo, andando ad aggravare le condizioni di salute dei soggetti che soffrono di patologie come l’asma. Il particolato, o polveri sottili, sono un insieme di particelle liquide e solide, il cui livello di pericolosità è strettamente determinato dal loro diametro. Più sono piccole, più facilmente si introdurranno nei polmoni.

Per l’ingresso non autorizzato in una Zona a traffico limitato, multa di circa 95 euro con spese di spedizione. Per la circolazione durante i blocchi del traffico invernali, verbale di 168 euro. Con la recidiva (due violazioni identiche in due anni per circolazione durante i blocchi), multa di 168 euro e sospensione della patente da 15 a 30 giorni (articolo 7, comma 13-bis del Codice della strada).

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