Inquinamento auto: emissioni
L’Unione Europea, per cercare di ridurre il più possibile le emissioni inquinanti dovute alla circolazione dei veicoli a motore, ha varato una serie di provvedimenti che hanno coinvolto sia i mezzi a benzina, sia quelli a diesel, con quest’ultimi che erano considerati meno inquinanti. A partire dal 1991, i veicoli a motore sono stati classificati in base alla tipologia di impianto dell’auto. Da questo momento è stata introdotto la dicitura “Euro” seguita da un numero. Della Euro 0 ne fanno parte tutte le autovetture a benzina più inquinanti prive di catalizzatore, la cui guida è assolutamente vietata in ogni caso. La categoria Euro 1 è entrata in vigore nel 1993 e comprende le auto dotate di catalizzatore e alimentate a iniezione, mentre la Euro 2 è stata introdotta semplicemente per ridurre la circolazione di mezzi particolarmente datati, cioè quelli immatricolati prima del 1996, così da diminuire la quantità di particelle inquinanti nell’aria. Poi, abbiamo le Euro 4, ovvero tutte le vetture con almeno 14 anni di vita, fornite del sistema EOBD, che controlla le emissioni inquinanti. L’Euro 4 è la categoria a cui appartengono i mezzi prodotti dal 2006 e il 2011, mentre l’Euro 5 introdusse l’obbligatorietà di adottare il filtro antiparticolato per i modelli a diesel. Infine, abbiamo la normativa attuale, ovvero la Euro 6, finalizzata a una riduzione ancora maggiore della quantità di particelle inquinanti immesse nell’aria.
Anche se queste normative hanno offerto un supporto non indifferente alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, in particolar modo nei centri urbani più trafficati, non sono risultano sufficienti per diminuire le emissioni nocive derivanti da altre cause, ma sempre collegabili alle autovetture. Infatti, è bene non sottovalutare l’esistenza di altre fonti inquinanti spesso sottovalutate.
Per quanto riguarda le emissioni, l’anidride carbonica è il gas che viene maggiormente rilasciato dai veicoli a motori, anche se non rappresenta l’unico emesso. La combustione dei carburanti, infatti, genera una serie di sostanze di scarico, ancora più pericolose del CO2, come gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio.
Calcolare le emissioni di anidride carbonica della propria vettura è molto semplice, infatti basta semplicemente prendere il valore riportato sulla carta di circolazione e moltiplicarlo per il numero di chilometri che si percorrono mediamente in un anno. Prendiamo come esempio la Toyota Yaris nella motorizzazione 1.0 a benzina da 72 CV, che presenta delle emissioni medie pari a 95 g/km. Se il suo conducente tende a compiere 10.000 chilometri circa ogni anno, allora andrà a produrre 950 chilogrammi di CO2 ogni anno. Possiamo constatare che delle minori emissioni di anidride carbonica possano realmente conseguire dei miglioramenti, riducendo di svariati chili il rilascio di CO2 nell’aria.
Se vi state chiedendo quali siano le auto meno inquinanti, è bene fare una distinzione tra emissioni dirette e indirette. Le prime sono causate dalla combustione del carburante e, in questo caso, vi consigliamo di optare per motori a metano o GPL. Nel secondo caso, derivano dai processi di produzione precedenti o successivi all’uso effettivo della vettura, quindi ne fanno parte essenzialmente le elettriche. D’altronde, lo smaltimento delle batterie al litio ha un certo peso sull’ambiente, ma sicuramente minore alle emissioni prodotte dai motori endotermici.