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Volkswagen Pick-Up

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Volkswagen Amarok in sintesi

Qui trovi una panoramica generale dell’auto Volkswagen Amarok inclusi i dati relativi alle caratteristiche principali, alla motorizzazione, all’equipaggiamento e altre informazioni utili relative al modello dell’auto. Leggi di più

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*Prezzo più basso su AutoScout24 nel mese scorso
Accelerazione (0-100 km/h):7.9 - 12.6s
Velocità massima:167 - 207 km/h
Emissioni di CO2 (combinato):192 - 231 g CO2/km
Consumo (combinato):7 - 8.8 l/100km
Dimensioni:5180 x 1910 x 1830 mm
Porte:4
Bagagliaio:0 - 0 Litri
Capacità di traino:792 - 948 kg

Volkswagen Pick-Up: storia, modelli, versioni e motori

Nella sua storia, Volkswagen ha prodotto un numero sorprendentemente alto di pick-up, soprattutto confrontata ai principali marchi automobilistici europei. Già negli anni ’50, infatti, sulla base del mitico van Transporter (realizzato sulla meccanica del Maggiolino) la Casa di Wolfsburg propose sul mercato delle varianti cassonati del suo furgone, molto utilizzate in ambito lavorativo. Il primo pick-up con una ricetta simile a quella che conosciamo oggi arriva sul mercato nel 1979, con l’approdo del piccolo Caddy. Prodotto fino al 1995, la prima generazione del Caddy era sostanzialmente una variante pick-up della Golf prima serie, lanciata nel 1974 e con la quale condivideva la scocca fino al montante centrale. Dietro il simpatico frontale della Golf e alle due porte anteriori, si sviluppava un grande cassone da oltre 1,80 metri di lunghezza, unendo l’agilità e la guidabilità della Golf con la praticità di un pick-up dalle dimensioni compatte. Diventato iconico in Nord America, dove venne venduto fino al 1984 come Rabbit Pickup, ancora oggi il Caddy di prima generazione è ricercato e caratterizzato da tanti appassionati di questo piccolo pick-up Volkswagen così particolare. Nel 1989, in Europa, l’ormai vetusto Caddy venne sostituito da un modello inedito per il marchio Volkswagen, un cassonato che riprendeva la ricetta asiatica dei pick-up, con telaio a longheroni, trazione integrale e configurazione a singola o doppia cabina. Leggi di più

Modelli alternativi

Nacque così il Volkswagen Taro, uno dei primi pick-up “tradizionali” proposti anche in Italia. La ricetta, del resto, ricordava quella dei cassonati asiatici perché l’origine del Taro era proprio giapponese: negli anni ’80, infatti, Volkswagen siglò un accordo con Toyota, all’epoca Casa ancora poco nota nel Vecchio Continente, per produrre con il marchio Volkswagen la quinta generazione del Toyota Hilux, uno dei pickup più amati, robusti e venduti al mondo.

Questo strano cassonato nippo-tedesco arrivò fino al marzo del 1997, quando Toyota, che all’epoca dell’accordo desiderava ottenere una quota di mercato maggiore in Europa, cominciò ad ottenere i primi successi con il suo Hilux “originale”, decidendo così di interrompere questa collaborazione così particolare. Il Taro, sebbene fosse nato sotto i migliori auspici, non fu un successo commerciale, convincendo Volkswagen ad uscire dal mercato dei pick-up. Solo il ritorno in auge di questa categoria anche in Europa negli anni ’00 convinse nuovamente la Casa tedesca a tornare sul mercato, con il primo pick-up Volkswagen della storia sviluppato interamente in casa, l’Amarok.

Lanciato nel 2010, l’Amarok rappresentò un successo per certi versi sorprendente in Europa, mentre in Sud America (dove questa tipologia di vetture è molto amata) confermò le rosee attese. Dopo la prima generazione, arrivata fino al 2023, Volkswagen ha lanciato alla fine dello stesso anno la seconda generazione dell’Amarok, questa volta sviluppata in collaborazione con Ford (che sulla stessa base ha costruito il bestseller Ranger).

Scopriamo allora modelli, motori e versioni dei Pick-Up Volkswagen.

Segni particolari dei pick-up Volkswagen

  • Il primo pick-up di grande produzione della Casa tedesca è stato il Caddy di prima generazione: realizzato sulla base della Golf Mk1, aveva due posti e un grande cassone al posteriore.
  • Nel 1989, Toyota e Volkswagen siglarono un accordo per la vendita del robustissimo Toyota Hilux con il marchio tedesco: il nuovo modello, ribattezzato Taro, è stato venduto fino al 1997.
  • L’attuale pick-up Amarok, lanciato nel 2023, è stato sviluppato in collaborazione con Ford: condivide infatti meccanica, motori e diverse componenti con il coevo Ford Ranger.

Modelli Volkswagen Pick-Up

Come detto in apertura, dopo i primi modelli di pick-up Volkswagen decisamente lontani dai canoni odierni, come il Caddy e il gemello del Toyota Hilux, il Volkswagen Taro, nel 2010 è arrivato sul mercato il primo pick-up Volkswagen “full-size”, almeno per gli standard europei, sviluppato in casa dal marchio tedesco, l’Amarok. Deliberato nel 2005, il progetto del primo cassonato della Casa venne affidato alla divisione sudamericana di Volkswagen, ben più a suo agio con questo tipo di veicoli.

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Dotato di un robusto telaio a longheroni e di dimensioni generose (5,18 metri la versione Single Cab, 5,25 metri la Double Cab a doppia cabina), il disegno del primo Amarok è firmato dall’italiano Walter de Silva, che è riuscito a caratterizzare un pick-up, notoriamente “difficili” da distinguere per via delle proporzioni così particolari, in puro stile Volkswagen. Il frontale è dominato dalla calandra orizzontale che ricorda la produzione automobilistica di VW, grandi fari quadrati e dei passaruota massicci e generosi. Nel 2017, Volkswagen ha deciso di effettuare un pesante facelift, che ha migliorato molto lo stile dell’Amarok soprattutto all’anteriore e all’interno, dove la spartanità di alcuni materiali ha lasciato il posto ad una maggiore qualità.

Caratterizzato anche da allestimenti molto personali, come la ricchissima Aventura, nel 2023 è stato sostituito dall’inedita seconda generazione, che abbandona la ricetta “tutta fatta in casa”. In seguito all’imponente accordo tra Volkswagen e Ford, che ha portato le due Case a collaborare su auto elettriche (emblematica è la Ford Explorer EV, realizzata sul pianale Volkswagen MEB condiviso con la famiglia ID. e non solo) e veicoli commerciali (Ford Tourneo Connect e VW Caddy sono “gemelli”), anche il nuovo Amarok è stato sviluppato in sinergia con l’Ovale Blu. Già a livello estetico, infatti, vediamo le prime somiglianze con il suo “gemello diverso”, il vendutissimo Ford Ranger.

Da fuori, il nuovo Amarok è caratterizzato da un frontale molto personale e riconoscibile, dominato da un’enorme calandra a tutta larghezza che si ispira a quella del cugino Touareg. Rispetto alla produzione automobilistica Volkswagen, però, sull’Amarok troviamo i fari incastonati all’interno della mascherina, con tecnologia a LED sulle versioni più ricche. Si fa poi riconoscere la finitura in simil-alluminio della fascia paracolpi integrata nel paraurti anteriore, mentre il frontale così verticale è affiancato ad un cofano anteriore lungo e squadrato.

Molto massiccia e muscolosa la fiancata, con grandi passaruota squadrati che lasciano spazio a cerchi che possono arrivare a ben 21 pollici di diametro sulla top di gamma Aventura. In coda, l’Amarok può contare su un gruppo ottico dalla forma più originale rispetto ad altri pick-up, con un inserto in tinta carrozzeria che separa visivamente il faro (anche a LED sulle versioni più ricche) dalla generosa ribaltina. Questa è poi dotata di un enorme logo Volkswagen al centro e del nome Amarok stampato sul pannello della carrozzeria. Rispetto al precedente Amarok, la seconda generazione è più lunga di quasi 10 cm (siamo a 5,35 metri di lunghezza per la versione a doppia cabina, l’unica importata in Italia), con un passo che cresce di ben 17 cm, arrivando a 3,27 metri.

Generoso il cassone, da 165x158 centimetri, mentre migliorano anche le credenziali fuoristradistiche, come vedremo nella sezione dedicata alla meccanica. L’ultimo dei modelli dei pick-up Volkswagen ha poi adottato un cambio di passo radicale all’interno, completamente rivoluzionato rispetto al passato. Salendo a bordo, gli interni del nuovo Amarok tradiscono in alcuni comandi l’origine Ford del progetto, a partire dalla leva del cambio automatico (quando presente) ai devioluci, fino ad altri comandi secondari come il selettore per le modalità della trazione integrale o quello per le modalità di guida.

Volkswagen Amarok (2023) interieur

Nonostante questo, ci sono altri comandi di origine VW, come il volante (del tutto identico a quello di molti modelli automobilistici di Wolfsburg) e il quadro strumenti digitale, con logiche di funzionamento riprese dal Digital Cockpit. Disponibile con diagonale da 8 o 12,3 pollici, il cruscotto digitale fa il paio con il grande schermo dell’infotainment verticale, da 10,1 pollici sulla versione d’accesso e da 12 pollici su tutte le altre. Dotato di comandi rapidi per richiamare le funzioni del climatizzatore, l’infotainment è dotato di Apple CarPlay e Android Auto, ed è ben integrato in una plancia di sicuro impatto, dall’aspetto robusto ma ben fatta e realizzata con materiali curati e pensati per durare.

Ottimo lo spazio sia davanti che dietro, con la panca posteriore che può essere sollevata per offrire più spazio a bordo. L’indole da lavoro dell’Amarok, però, si ritrova nella presenza di prese da 230 V con potenza di 150 watt pensate per l’alimentazione e la ricarica dei dispositivi elettronici, oltre ai diversi rivestimenti disponibili per il cassone posteriore.

Motori Volkswagen Pick-Up

Passando alla meccanica e ai motori del pick-up Volkswagen, il nuovo Amarok è realizzato sulla piattaforma del nuovo Ford Ranger, nota come T6. Siamo quindi di fronte ad un classico telaio a longheroni e traverse con carrozzeria e cassone separati, un classico per questa tipologia di veicoli.

La nuova piattaforma, rivista completamente rispetto al primo Ranger T6 lanciato nel 2011, è dotata di un telaio più rigido, sospensioni pensate per migliorare il comportamento su strada e una gamma motori totalmente diversa rispetto al passato. Andando con ordine, lo schema sospensivo è di quelli classici per il mondo dei pick-up: ruote indipendenti con schema McPherson all’anteriore, ponte rigido con le robustissime balestre al posteriore. L’utilizzo di ponte rigido e balestre permette all’Amarok di avere una capacità di carico utile di ben 1.160 kg, nonché di un sistema di trazione integrale duplice, a seconda della versione.

Le varianti più “semplici” potranno contare su un sistema di trazione integrale inseribile, con l’asse anteriore che viene ingaggiato in condizioni di difficoltà ma privo del differenziale centrale. Le varianti più specialistiche, invece, oltre al ripartitore centrale potranno contare sul sistema di trazione integrale automatica 4A vista, ad esempio, sul Ford Bronco (realizzato su un pianale derivato da quello dell’Amarok, seppur pesantemente modificato), capace di passare dalla trazione posteriore a quella integrale in maniera totalmente automatica su strada e in fuoristrada.

Tutte le versioni, poi, hanno il differenziale posteriore bloccabile e le marce ridotte, nonché la presenza di sei modalità di guida tra le quali troviamo quelle dedicate a neve, sabbia e fango. Gli angoli caratteristici, poi, sono molto interessanti: 29° l’angolo d’uscita, 21° quello di dosso (penalizzato dal passo lungo) e 21° l’angolo d’uscita, mentre la profondità di guado passa dai 50 cm del precedente Amarok agli attuali 80 centimetri.

A livello di motori, invece, il Volkswagen Amarok abbandona il vigoroso 3.0 V6 TDI di “scuola” VW-Audi, declinato sulla precedente generazione in diversi livelli di potenza, dai 150 fino a 258 CV della versione più potente, adottando una serie di motori “d’oltreoceano”, o quasi. Alla base dell’offerta troviamo infatti un 2.0 quattro cilindri turbodiesel denominato TDI, con 170 CV, 450 Nm e cambio manuale a 6 marce con le ridotte di serie. Guardando la cilindrata di 1.996 cm3, scopriamo come questo 2.0 TDI non è il classico quattro cilindri Volkswagen (con cilindrata di 1.968 cm3), bensì un “duemila” di origine Ford, visto ad esempio sulle Focus e Kuga come 2.0 “EcoBlue”. Il 2.0 “americano” è poi declinato in versione biturbo, con doppia sovralimentazione: la potenza sale a 205 CV, la coppia a 500 Nm e il cambio diventa l’automatico a 10 marce con convertitore di coppia, sempre di origine Ford.

Al top della gamma ritroviamo ancora un sei cilindri, il rinnovato 3.0 V6 TDI. Sotto il cofano, in questo caso, troviamo un vigoroso 3.0 litri da 241 CV e 600 Nm, montato anche sul “cugino” Ranger e noto oltreoceano come 3.0 Power Stroke Diesel. Per i più nerd, questo 3.0 V6 turbodiesel è sviluppato sulla base del mitico 3.0 AJDV6, il sei cilindri a gasolio sviluppato dal Gruppo Ford-Jaguar-Land Rover e montato su moltissimi modelli delle due Case inglesi, dalla Jaguar F-Pace al Range Rover, salvo poi essere sostituito dal nuovo 3.0 sei cilindri in linea Ingenium. Curiosità a parte, il 3.0 V6 TDI è il motore più potente della gamma, capace di spingere l’Amarok da 0 a 100 km/h in 9,0 secondi e di raggiungere la velocità massima autolimitata di 180 km/h. Questi sono, ricapitolando, i motori del pick-up Volkswagen Amarok di seconda generazione:

Versione Motore Potenza Trazione Cambio
2.0 TDI 2.0 quattro cilindri turbodiesel 170 CV Integrale inseribile Manuale a 6 marce + ridotte
2.0 TDI 2.0 quattro cilindri turbodiesel 205 CV Integrale inseribile Automatico a 10 marce + ridotte
3.0 TDI 3.0 V6 turbodiesel 241 CV Integrale inseribile Automatico a 10 marce + ridotte

Versioni Volkswagen Pick-Up

Arriviamo così alle versioni del pick-up Volkswagen Amarok, che con l’arrivo della seconda generazione ha fatto un netto salto in avanti a livello di tecnologia, dotazioni e sicurezza. Il cassonato tedesco è offerto con quattro allestimenti: la versione base chiamata semplicemente “Amarok”, due versioni intermedie riprese dalla “normale” produzione automobilistica Volkswagen, le varianti Life e Style, e la top di gamma Aventura.

Iniziando per gradi, l’allestimento base dell’Amarok è, come detto in precedenza, l’unico che offre il cambio manuale a 6 marce come unica possibilità a livello di trasmissione, nonché il livello di potenza più basso del 2.0 TDI. Oltre alla trasmissione manuale, l’allestimento “Amarok” offre di serie fari a LED, clima manuale, schermo dell’infotainment da 10 pollici e quadro strumenti da 8 pollici, Cruise Control Adattivo, sensori di parcheggio posteriori, mantenitore di corsia, retrocamera posteriore, e frenata automatica di emergenza.

L’allestimento Life, invece, permette di passare al motore 2.0 TDI biturbo da 205 CV e al cambio automatico a 10 marce, aggiungendo anche i cerchi in lega da 17 pollici, l’infotainment da 12 pollici, il clima automatico bizona, i vetri posteriori scuri, i fendinebbia, il portellone con chiusura centralizzata e il quadro strumenti digitale più grande.

L’allestimento Style, invece, è già molto ricco, offrendo di serie i fari Matrix LED, i sensori di parcheggio anteriori, la ricarica wireless, il sistema di controllo per la pressione degli pneumatici, i cerchi in lega maggiorati e un’attenzione maggiore all’estetica, dalle finiture cromate all’esterno a un abitacolo più rifinito e ricco. Al top delle versioni del pick-up Volkswagen troviamo l’Amarok Aventura, offerto unicamente con il 3.0 V6 TDI. Questa versione più ricca offre di serie gli interni in pelle riscaldabili e il navigatore proprietario, nonché i cerchi da 20 pollici (con la possibilità di arrivare a 21 pollici), la guida autonoma di Livello 2 e una personalizzazione estetica dedicata, da decalcomanie esterne al rollbar in tinta carrozzeria nel cassone.

Valutazioni sul veicolo per Volkswagen Amarok

11 Valutazioni

4,6