Pro
- Stile unico e inconfondibile
- Il V12 ha il cambio manuale, una perla rara del mercato
Contro
- Costo, pochi esemplari disponibili
- Ci sono concorrenti più potenti e più performanti
Ti interessa la Pagani Utopia
Un connubio che lo ha spinto a dedicare un libro (Le Forme dell’Aria, da Leonardo da Vinci a Pagani Utopia) dedicato alla nuova creazione, mai così scolpita dall’aria come le precedenti Zonda e Huayra. In posizione centrale, sotto un corpo vettura che mai come in passato premia l’aerodinamica e conservato con cura dentro una monoscocca rivoluzionaria in Carbo-Titanium, è installato il motore V12 6.0 turbo benzina da 864 CV e 1.100 Nm, con un cambio manuale che può diventare automatico che è vera perla rara nel mondo delle supercar ad alte se non altissime prestazioni.
Al centro del progetto della Pagani Utopia c’è la meccanica, l’opera d’arte che non può prescindere da un bel quadro strumenti completamente analogico e da un abitacolo che vuole tracciare un punto fermo rispetto all’evoluzione, e alla digitalizzazione, cui stiamo assistendo in questi ultimi anni.
Scopriamo dimensioni, interni, motori, prezzi e concorrenti di Pagani Utopia.
Dimensioni Pagani Utopia
- lunghezza 4,67 metri
- larghezza 2,06 metri
- altezza 1,16 metri
- passo 2,79 metri
Le dimensioni della Pagani Utopia individuano la terza Pagani della storia così come la più lunga mai costruita. Sì, rispetto alla Zonda la Utopia è lunga quasi venti centimetri in più, mentre sono 7 i centimetri che distaccano la Huayra del 2016 rispetto alla Utopia presentata nel 2022.
Ci sono tratti, però, che la legano indissolubilmente alla storia stilistica del brand e al design delle Pagani precedenti. L’esempio più evidente è dato dal quadruplo scarico, la firma di tutte le Pagani e qui reinterpretata traendo direttamente spunto dalla prima Zonda, con l’alloggiamento a forma di anello che ospita i quattro terminali di scarico di forma perfettamente circolare. La magia prosegue con il cofano che si alza a mo' di vetture da corsa, per rendere più immediato l’accesso alle parti meccaniche a vista.
C’è stata tanta attenzione a modellare le dimensioni della Pagani Utopia sulla base dell’efficienza aerodinamica, da cui il passo leggermente più lungo della Huayra, dove per la prima volta è stata portata su strada una vettura capace di muovere automaticamente vari flap con funzione aerofrenante o deportante, in base alle situazioni di guida. I canali che dall’abitacolo portano fino agli unici due flap mobili al posteriore sono un altro tratto caratteristico della Pagani Utopia, mentre le coperture in vetro di parte dell’abitacolo e soprattutto quella del V12 mettono ancora una volta in mostra il gioiello meccanico.
Un ultimo esempio di arte prestata all’ingegneria sono i gruppi ottici posteriori, che sembrano sospesi dentro i canali che fanno defluire i flussi di aria calda proveniente dalle ruote e dai freni. Nella versione Roadster, prodotta in 130 unità, stesso peso della coupé ma presenza del tetto a scomparsa, in versione hard-top o soft-top da riporre in un alloggiamento dietro i sedili.
Interni Pagani Utopia
Gli interni della Pagani Utopia introducono una parvenza di digitalizzazione, pur relegandola a una piccola porzione del quadro strumenti che è centrato rispetto ai quadranti rigorosamente analogici di tachimetro e contagiri. Rispetto alla meccanica completamente a vista delle precedenti Zonda e Huayra, la Utopia sembra sposare uno stile più ricercato, quasi più confortevole. Rimangono, e guai se non fosse così, gli indicatori centrali sempre analogici appena sopra alla console che regola la climatizzazione.
Il cambio ad H, che può diventare semi-automatico, è un altro chiaro richiamo alla tradizione e alle auto che più hanno ispirato la giovinezza dell’ingegnere venuto dall’Argentina per lavorare alla sezione compositi di Lamborghini. Sono un’opera d’arte nell’opera d’arte tanti altri dettagli come le bocchette d’aerazione, che sembrano quasi sospese sull’insieme e i pulsanti sul tunnel retro-illuminati perché all’arte bisogna sempre, o quasi, seguire una funzione (specie in caso di guida notturna).
Ci sono tanti tasti e tante funzioni, questo è vero, ma è anche vero che col tempo il fortunato possessore di una Pagani Utopia può imparare a entrare in confidenza con lei. Un esempio, magari non subito, ma scegliendo la modalità Sport l’auto permette una maggiore libertà di controsterzo controllato visto che la coppia è maggiormente orientata al posteriore.
Motore Pagani Utopia
Ancora una volta figlio della collaborazione tra l’azienda di San Cesario sul Panaro e i tedeschi di AMG, il V12 da 864 CV e 1.100 Nm di coppia che equipaggia la terza creatura di Horacio Pagani. Voci dicono che è stato lo stesso Pagani a rifiutare l’installazione di un più “moderno” V6 turbo mild-hybrid, per non scontentare il cliente Pagani ancora fortemente legato alle emozioni e alle sonorità pure di un V12. Per quanto “strozzato” dalla doppia turbina, è stato il vincolo di mantenere il cambio manuale a far propendere per la scelta di un V12 vecchia scuola, non aspirato ma sicuramente ancorato a un’epoca che sembra ormai agli sgoccioli, ma sicuramente non per quella fetta di clientela appassionata di hypercar, few-off e one-off.
Concludendo con il cambio, quest’ultimo ha richiesto anni di sviluppo: è manuale ma può anche essere robotizzato, quindi automatico. Il vero segreto che sta dietro alle prestazioni della Pagani Utopia è il motore ma anche, e soprattutto, il peso: la monoscocca in carbonio/titanio pesa sulla bilancia 1.280 kg, il peso di un’utilitaria di segmento B. 350 km/h di velocità massima, quindi, non devono sorprendere, mentre a tenerla ben incollata a terra non c’è solo l’aerodinamica con i suoi flap attivi al posteriore, di scuola Huayra, bensì i pneumatici Pirelli Pzero Corsa dedicati con cerchi da 21 pollici all’anteriore e da 22 pollici al posteriore. I freni, curati da Brembo, sono carbo-ceramici con dischi ventilati 410x38 mm e 390x34 mm (6 pistoncini davanti, 4 dietro).
Difficile confrontare le prestazioni della Utopia con Zonda e Huayra. La prima Zonda presentata al Salone di Ginevra nel 1999 aveva il V12 Mercedes da 394 CV, la Huayra da 700 CV. Le varie evoluzioni hanno poi elevato la potenza dei due modelli, e lo stesso può avvenire per l’ultima nata.
Motori Pagani Utopia
Benzina
- Motore 5.9, V12 biturbo, 864 CV, cambio manuale a 7 rapporti, trazione posteriore
Prezzi Pagani Utopia
Il listino prezzi della Pagani Utopia, conosciuta come Pagani C10 prima dell’ufficializzazione del nome, costa 2,15 milioni di euro, 99 gli esemplari costruiti. Un prezzo sicuramente non alla portata di tutti, ma commisurato sia alla sua creazione artigianale sia alla sua grande esclusività. Da una parte, infatti, ogni esemplare viene assemblato a mano presso la sede centrale Pagani e in tutto questo non si conta, non disponendo di un listino ufficiale, il mondo della personalizzazione.
Ogni cliente può aggiungere piccoli particolari destinati a far schizzare in alto il prezzo della Utopia, già considerato fuori dagli schemi classici delle supercar. Altro dettaglio non di poco conto, che ritroviamo in parte anche sulla Lamborghini Revuelto con la sua monoscocca in compositi, è la presenza del carbonio e di materiali leggeri utili a contenere i pesi. Frutto dei più avanzati studi sui materiali, incidono sul prezzo. In ugual misura, possedere una Utopia è un privilegio per pochissimi, e chi mai deciderà di separarsene la venderà a caro prezzo sul mercato dell’usato o di selezionatissimi collezionisti. Un prezzo elevato, ma in grado di “spiegare” cosa si nasconde dietro la creazione di un sogno, un sogno che si muove molto veloce.
Raggiunta dalla versione Roadster, quest’ultima ha alzato ancor più l’asticella: 31 esemplari in più, per un totale di 130 unità, e prezzi a partire da 3,1 milioni di euro. Quando togliere il tetto e rinforzare il telaio per non aggiungere neanche un kg alla bilancia ti costa come un attico a Milano.
Pagani Utopia: concorrenti
Parlando di concorrenti della Pagani Utopia, il riferimento va senza alcun dubbio alle hypercar prodotte sia in Italia sia all’estero. C’è chi, grazie al contributo dell’ibrido, sulla carta parte avvantaggiato: parliamo sia della Ferrari SF90 Stradale, prima ibrida plug-in in oltre 70 anni di storia della Casa di Maranello, sia della Lamborghini Revuelto, ultima della stirpe dei V12 dopo le varie Murcielago e Aventador e prima a montare un V12 elettrificato. Entrambe superano, di poco, i 1.000 CV.
Sulla carta, come si accennava, Pagani parte sfavorita ma a leggere il listino si capisce perché lei è qualcosa di unico e, soprattutto, prodotto in serie molto limitata. Volendo andare oltre confine, la Bugatti Chiron e la successiva Tourbillon sono pronte a tenerle testa; la seconda, vuoi per le sinergie con il Gruppo Volkswagen che detiene il brand, ha scelto un nuovo motore V12 ibridizzato.
La Chiron, contemporanea della Pagani Utopia, monta un W16 quadriturbo capace di erogare 1.500 CV, anche qui senza alcun aiuto ibrido. Anche la Germania dice la sua con la Mercedes-AMG One, il cui motore è strettamente derivato dalla power unit derivate dalla prima parte dell’era turbo-ibrida. Come prezzo sono concorrenziali, vista la produzione limitata, ma è l’ibrido che ancora una volta porta i cavalli a superare la soglia dei 1.000 CV.
Se, invece, parliamo di auto capaci di proporre un cambio sia manuale sia automatico è il caso di guardare alla Svezia, dove viene prodotta la Koenigsegg CC850, figlia della CC8S con i suoi 1.385 CV erogati dal V8 twin turbo da 5 litri alimentato da carburante specifico (E85). Ultimo esempio è l’inedita Gordon Murray T.50, mossa da un V12 aspirato da 663 CV che ha prezzi simili, e con essa la disponibilità, della hypercar italiana.
Pagani Utopia: conclusioni
Non c’è alcun dubbio che già il nome, Utopia, riesca a identificare una hypercar davvero unica nel suo genere. Laddove alcune concorrenti che abbiamo analizzato hanno scelto la via dell’elettrificazione, puntando tutto sulla potenza pura, lei e il team guidato da Horacio Pagani hanno scelto un approccio completamente diverso. Un qualcosa di utopico, che nonostante tutto ha visto la luce.
Oggi il mercato chiede auto elettrificate, per non dire elettriche: basti pensare alle hypercar Rimac o alla Pininfarina Battista che punta tutto sulla potenza pura dei motori elettrici, nel caso specifico arrivandone a installare uno per ruota, portando all’estremo quelle che erano ritenute prestazioni “normali” per una fuoriserie.
No, la Pagani Utopia è ben altro. Ha pur sempre un V12 biturbo di origine AMG dotato di una coppia mostruosa e il suo piacere di guida va ricercato nell’essere seduti su una specie di opera d’arte, un’opera d’arte che avrebbe reso orgoglioso Leonardo da Vinci, colui che ha sempre ispirato Horacio Pagani nel coltivare i propri sogni e renderli realtà.