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Lancia Beta in sintesi
Qui trovi una panoramica generale dell’auto Lancia Beta inclusi i dati relativi alle caratteristiche principali, alla motorizzazione, all’equipaggiamento e altre informazioni utili relative al modello dell’auto. Leggi di più
Modelli alternativi
I modelli di maggior successo in questo segmento per la Casa di Borgo San Paolo sono stati la Thema SW, la prima wagon “tradizionale” della Casa lanciata nel 1986 e prodotta fino al 1994, la più piccola Dedra SW e l’ultima wagon della Casa, la Lybra, prodotta dal 1999 al 2005.
In realtà, la prima familiare della storia Lancia è stata la Beta HPE, la High Performance Estate. La Lancia Beta Station Wagon è quindi una Shooting Brake, una variante familiare a tre porte, cinque posti e portellone posteriore. Realizzata sul pianale della berlina ma dotata dello stile e dei motori della Coupé, è caratterizzata da un posteriore unico, che non è mai stato riproposto dalla Casa italiana.
Scopriamo allora modelli, motori e versioni della Lancia Beta Station Wagon.
Segni particolari della Lancia Beta Station Wagon
- Estetica molto personale da “Shooting Brake”, con carrozzeria a tre porte e coda da station wagon
- Unione dell’abitabilità e praticità di una station wagon con lo stile e la meccanica di una coupé
- Gamma motori ampia e valida, dalla piccola 1300 alla rarissima 2000 Volumex con compressore volumetrico
Modelli Lancia Beta Station Wagon
Come detto in precedenza, tra tutti i modelli di Lancia Beta la station wagon, o meglio shooting brake, HPE è una delle più originali non solo del progetto Beta, ma della produzione Lancia di quel periodo. Già la “normale” Beta, del resto, è un’auto estremamente importante: sostituta dell’indimenticata Fulvia, la Beta è la prima Lancia costruita interamente sotto l’egida FIAT, che nel 1966 acquistò il marchio Lancia dalla famiglia Pesenti. Dopo i primi anni di gestione, proseguiti con la produzione dei modelli allora in gamma come Fulvia, Flavia e Flaminia, nel 1972 arrivò sul mercato la Beta, lanciata nel 1972 e prodotta, in diverse versioni, fino al 1984. Sviluppata interamente da Lancia a livello estetico e telaistico, la Beta è stata proposta in diverse varianti, dalla berlina a due volumi e mezzo alla Trevi a tre volumi, dalla Coupé alla Spider fino alla Montecarlo, con motore centrale e trazione posteriore.
Insieme alla Montecarlo, a guadagnarsi il riconoscimento come variante più originale e fuori dagli schemi è la Lancia Beta HPE, una delle prime shooting brake italiane mai prodotte. Il concetto di base nasce in Inghilterra nel primo Dopoguerra, quando si diffuse tra i ricchi cacciatori, golfisti e giocatori di polo la necessità di avere un’accessibilità maggiore al vano di carico sulle proprie auto di lusso. Questo termine quindi definiva tutte le vetture dallo stile pratico, dalle familiari alle coupé convertite “con la coda”, e dopo un periodo di disuso venne ripreso dalle Case inglesi negli anni ’70, quando modelli come la Reliant Scimitar e la Jensen Interceptor rilanciarono le “nuove” shooting brake. Le “nuove” Shooting Brake erano delle familiari con portellone posteriore, quattro posti e un generoso bagagliaio, mantenendo la carrozzeria delle versioni Coupé dalle quali spesso derivavano e unendo così la sportività delle coupé con la praticità delle familiari.
Fanno parte di questi particolari modelli la Lancia Beta Station Wagon/HPE, la Volvo 1800 ES e, in tempi più recenti, la BMW Z3 Coupé (sebbene sia a due posti) e le Ferrari FF e GTC4 Lusso. Nata da uno studio di Pininfarina, la HPE (acronimo che sta per High Performance Estate) venne presentata al Salone di Ginevra del 1975, seguendo il successo delle rivali Volvo e Reliant con uno stile sportivo e molto originale. Il frontale è lo stesso della Beta Coupé, con la quale condivide anche il parabrezza e le portiere anteriori, per una parte anteriore caratterizzata da linee squadrate e pulite, un iconico gruppo ottico con una coppia di fari tondi ripreso dalla Beta Coupé 2000 top di gamma e, al centro, l’iconica mascherina rettangolare cromata “a calice”. In coda, invece, cambia tutto. La coda è caratterizzata da un lunotto molto ampio e inclinato, con una coda appena accennata con dei piccoli fari quadrati alle estremità della carrozzeria. Lo spazio al centro è infatti interamente occupato dal grande portellone posteriore, che da accesso ad un grande bagagliaio. Iconiche, infine, le “veneziane” posizionate nell’enorme lunotto per riparare dal sole i passeggeri posteriori, riprese anche dall’inserto in plastica ondulata nel montante posteriore.
All’interno, l’abitacolo non riprende il layout “a groviera” della discussa Beta berlina, che ospitava tutti gli strumenti e i comandi all’interno di piccoli alloggiamenti circolari singoli. La plancia della Beta HPE è condivisa con la Coupé, a partire dalla limitata profondità fino al disegno molto moderno per l’epoca, con una consolle centrale dove troviamo i comandi per l’aerazione, le bocchette nella parte bassa e, in cima, l’alloggiamento per la radio. Bello il quadro strumenti analogico e sportivo, mentre lo spazio è buono davanti e discreto dietro, grazie all’utilizzo del pianale della Beta berlina. Vista l’altezza di soli 1,32 metri (4 cm più della Coupé ma 8 cm meno della berlina), però, lo spazio per la testa non è moltissimo, con i più alti che possono toccare il soffitto con la testa.
Motori Lancia Beta Station Wagon
A livello telaistico e di motori, la Lancia Beta Station Wagon HPE condivide la sua natura “di mezzo” con le altre Beta. Sotto il cofano, infatti, trovano posto propulsori di origine FIAT, ma il resto della meccanica è interamente realizzata da Lancia in autonomia, segnando uno degli ultimi progetti interamente in mano ai tecnici di Borgo San Paolo. Costruita negli stabilimenti di Chivasso, la Beta HPE è realizzata sul pianale della Beta berlina, con un passo più lungo (2,54 metri contro i 2,35 metri della Coupé), condivide però la meccanica con la Coupé, con sospensioni indipendenti sia davanti che dietro, con uno schema McPherson sulle quattro ruote. L’impianto frenante è a dischi sia davanti che dietro, mentre il layout meccanico è con motore anteriore trasversale e trazione anteriore.
A livello di motori, la Lancia Beta HPE ha adottato la gamma delle altre Beta ad eccezione del motore 1300 d’accesso, lasciato alle Beta Berlina, Trevi e Coupé. Tutti i motori montati sulle Beta sono di origine FIAT: si tratta dei leggendari Bialbero Lampredi, dei quattro cilindri con doppio albero a camme in testa progettati dal celebre ingegner Aurelio Lampredi, autore, tra gli altri, del primo V12 Ferrari. Tornando alla Beta, la HPE è stata equipaggiata con cinque motori, tutti quattro cilindri a benzina con cambio manuale a 5 marce e trazione anteriore. Il motore d’accesso è il 1600, con cilindrata di 1.6 litri, capace di 100 CV e 131 Nm, seguito dal più potente 1800 da 1.8 litri, 119 CV e 153 Nm. La versione top di gamma inizialmente è la 2000, con cilindrata di 2.0 litri, 119 CV e ben 177 Nm di coppia (diventati 115 CV e 176 Nm nel 1979), capace di spingere la versione HPE a 185 km/h.
Nel 1981 arriva sul mercato la 2000 i.e., con il 2.0 che viene equipaggiato dell’iniezione elettronica al posto del classico carburatore. La potenza sale di poco a 122 CV, la coppia a 175 Nm ma migliora l’erogazione, più fluida e regolare. Tra il 1982 e il 1984, infine, Lancia produsse la variante VX, nota anche come Volumex: al 2.0 viene aggiunto un compressore volumetrico, che fa salire la potenza a 135 CV e la coppia a 206 Nm, per prestazioni davvero vivaci (la velocità massima è di ben 200 km/h). Questi sono, quindi, i motori della Lancia Beta Station Wagon HPE.
Versione | Motore | Potenza | Trazione | Cambio |
---|---|---|---|---|
1600 | 1.6 quattro cilindri benzina aspirato | 100/109 CV | Anteriore | Manuale a 5 marce |
1800 | 1.8 quattro cilindri benzina aspirato | 119 CV | Anteriore | Manuale a 5 marce |
2000 | 2.0 quattro cilindri benzina aspirato | 119/115 CV | Anteriore | Manuale a 5 marce |
2000 i.e. | 2.0 quattro cilindri benzina aspirato | 122 CV | Anteriore | Manuale a 5 marce |
2000 VX | 2.0 quattro cilindri benzina sovralimentato da compressore volumetrico | 135 CV | Anteriore | Manuale a 5 marce |
Versioni Lancia Beta Station Wagon
Concludiamo allora con le versioni della Station Wagon della Lancia Beta, la HPE. Come detto prima, la HPE è stata prodotta da Lancia con i motori più potenti della gamma, lasciando la versione d’accesso 1300, dotata anche di un minor numero di accessori, alla sorellina Beta Coupé. Nel corso della carriera della HPE, la shooting brake italiana ha seguito gli aggiornamenti visti sulla Beta Coupé, rispetto alla quale ha adottato fin dal primo anno di produzione i vari restyling. Già nel 1975 è stata rivista la strumentazione, e il nuovo 1600 da 100 CV ha sostituito quello da 109 CV montato per pochi mesi.
Nel 1978, poi, è stato adottato il restyling della terza serie della Coupé, adottando i quattro proiettori tondi separati su sfondo nero, con una nuova modanatura sulle fiancate e un maggior utilizzo della plastica sui paraurti cromati.
Nel 1981 ci fu il principale cambiamento nelle versioni della Lancia Beta Station Wagon HPE, adottando un nuovo frontale, con la calandra ridisegnata nello stile della nuova Delta, paraurti differenti con il retronebbia e l’adozione di finiture nere opache al posto di quelle cromate. In coda, invece, compare un nome nuovo: H.P. Executive, che sostituisce ufficialmente la nomenclatura HPE.
Nel 1982, infine, arriva sul mercato la Volumex, caratterizzata dalla sigla VX sulla mascherina anteriore, il logo Volumex in coda e l’adozione di uno spoiler posteriore in gomma spugnosa alla base del lunotto. La Beta HPE, o meglio, H.P. Executive proseguì così la sua carriera, uscendo dai listini europei nel 1984. Molto apprezzata in Francia e Inghilterra e poco capita in Italia, dove il pubblico le preferì la “classica” Coupé, Lancia produsse 71.257 Beta HPE, delle quali 2.369 Volumex, tra il 1975 e il 1984.